“… pianoforti, bassi, fagotti e altri prodigiosi congegni.”
Racconti a Tempo di Musica – Pianoforti, Bassi, Fagotti e Altri Prodigiosi Congegni è una raccolta di storie edito da MediaPrint Edizioni.
“Racconti a Tempo di Musica” è una raccolta che fa una cosa semplice e difficile allo stesso tempo: ti invita ad accomodarti, come davanti a un camino, e ti racconta sette storie diverse, ma tutte con lo stesso respiro. Quello della musica.
L’autore gioca con i generi, cambia tono, passa dall’ironia alla malinconia, si sposta dalla prima alla terza persona, ma tiene sempre lo stesso filo tra le dita: personaggi che ritornano, si incrociano, riemergono quando meno te lo aspetti. Come nella vita vera, quando qualcuno sparisce per un po’ e poi torna a bussare alla porta. Le storie sono ambientate a Livorno, ma in una Livorno diversa dai cliché: niente cartoline folcloristiche, niente vernacolo obbligatorio. È una città più segreta, elegante, intima, capace di emozionare senza alzare la voce. Una Livorno contemporanea, che vive nel presente ma guarda avanti, come un musicista che aspetta un accordo musicale che non è ancora stato suonato.
Sono racconti che parlano di amicizia, di solitudini che si sfiorano, di famiglia, di incontri imprevisti. Non sono storie romantiche in senso stretto: sono storie umane, attraversate dalla musica come da una colonna sonora che le tiene insieme. Il risultato è leggero, veloce, affettuoso, sorprendente. Il tipo di libro che si legge tutto d’un fiato, un racconto alla volta, e che ti lascia addosso la sensazione piacevole di aver passato del tempo con qualcuno che conosci da sempre ma che continua a meravigliarti.
(A. Aloi)
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Prefazione
John Dufresne, noto scrittore e docente alla Florida International University, afferma che “la brevità richiede tempo”, intendendo con ciò che redigere racconti è impegnativo quanto scrivere romanzi. Ritengo che ciascun autore possa avere una predisposizione naturale per un formato narrativo rispetto all’altro, ma ciò che Dufresne sottolinea è il rispetto che entrambe le forme meritano, data la dedizione richiesta nel loro sviluppo.
Numerosi romanzieri di fama si sono cimentati con successo nell’arte del racconto breve. Penso a Stephen King, Isaac Asimov, Italo Calvino, Edgar Allan Poe, Raymond Carver, Stefano Benni: autori di generi diversi uniti dalla medesima volontà di comunicare anche attraverso questa modalità.
Curiosamente, John Dufresne condivide il cognome con Andy Dufresne, il protagonista – proprio – di un racconto, dal titolo Rita Hayworth e la Redenzione di Shawshank, scritto da Stephen King e tramutato nel celebre film Le Ali della Libertà. Questo dimostra che anche i racconti possono essere trasposti in film di successo, talvolta addirittura con grande efficacia.
Mi piace pensare che anche questi racconti, in fondo, stiano aspettando una macchina da presa. Forse, un giorno, qualche regista vorrà trasformarne uno in un film o in un cortometraggio. Sarebbe un’emozione grande – un regalo – per me. Nel frattempo sarete voi i registi del film che proietterete nella vostra mente mentre li leggete.
I racconti condividono alcuni elementi. Per prima cosa sono ambientati nella mia città, Livorno, qui descritta però lontano dai cliché abituali. In queste storie, Livorno non è un luogo di allegria scanzonata e vernacolo colorito, non ha quell’immagine popolaresca alla quale viene troppo spesso associata. Livorno è anche una culla di cultura e di bellezza, e così amo descriverla sullo sfondo delle mie storie.
Nelle storie c’è la presenza della musica, che emerge non soltanto come elemento di contorno, ma spesso come protagonista a tutti gli effetti della trama. La musica non solo accompagna i personaggi, ma li motiva e li trasforma, diventando il filo conduttore del tessuto narrativo. La musica riveste un ruolo così importante che ho voluto dare indicazioni sull’ascolto dei brani citati, includendo anche dei QR code; questi codici, scannerizzati con un’applicazione dedicata, vi permetteranno di immergervi con facilità nelle melodie evocate all’interno delle pagine.
Avrete forse già notato come ogni racconto contenga un numero nel titolo: è un dettaglio nato per caso, divenuto poi un tema ricorrente per giocare con il fatto che, essendo un matematico, forse dovrei continuare a occuparmi di numeri.
Infine, un ulteriore elemento che unisce le diverse storie è la presenza di personaggi che appaiono in più racconti, talvolta come protagonisti e altre volte in ruoli secondari. Questo crea una rete di connessioni tra le narrazioni, che sono e rimangono tra loro indipendenti, ma tra le quali si possono cogliere legami e intrecci che si sviluppano grazie alla presenza di personaggi comuni. Concludo sottolineando che i miei racconti non ambiscono a impartire lezioni o trasmettere morali; sono soltanto storie, come quelle che una volta si raccontavano la sera, a famiglia riunita, davanti a un caminetto acceso: niente di più.

Foto: Sergio Beccaceci